Il carciofo

13/07/2025
I Giardini di Castel Trauttmansdorff
Con il loro fogliame argenteo e le imponenti infiorescenze, i carciofi riescono a catturare l’attenzione in ogni giardino.


"Se non vengono raccolti, i capolini si schiudono in uno spettacolo di fiori azzurro-viola."


Chi pensa che il carciofo abbia solo un valore culinario si sbaglia. La pianta, oltre a essere apprezzata per il proprio sapore, incanta anche con i suoi fiori di un’intensa tonalità azzurro-viola e il suo meraviglioso fogliame argenteo. Le foglie, dove il clima lo permette, mantengono la propria bellezza ornamentale tutto l’anno e le infruttescenze brunastre durano fino a primavera. I carciofi donano un tocco esotico al giardino e possono essere inseriti come elementi solitari all’interno delle composizioni di piante perenni. Le foglie grigio-verdi del carciofo sono lunghe fino a 50 centimetri, profondamente incise e, diversamente dal carciofo selvatico (Cynara cardunculus), sono solo leggermente spinose oppure completamente prive di spine. A partire dal secondo anno, da inizio giugno ad agosto, dalla rosetta basale si sviluppano steli alti anche oltre 2 metri con grandi capolini di 15 centimetri che si innalzano verso il cielo. Il carciofo appartiene alla famiglia delle Composite, i cui singoli fiori si raggruppano fitti in capolini e sembrano un unico fiore: in questo modo sono maggiormente visibili alle api e agli altri insetti, facilitando l’impollinazione.

Esposizione:

sole

Irrigazione:

media

Rusticità:

resistente fino a -10 °C

Altezza:

da 30 cm a 2 m

Epoca di fioritura/di attrattività:

VI-VIII

Esposizione e cure colturali

Il genere Cynara è originario dell’area mediterranea, ama quindi il caldo e le posizioni assolate e protette. Predilige i terreni sciolti e dal buon drenaggio. La pianta di carciofo può superare i 2 metri d’altezza. Le si deve quindi concedere il giusto spazio per potersi sviluppare al meglio. I carciofi non sono rustici dappertutto. Nelle regioni dal clima più rigido, gli steli devono essere potati prima delle gelate d’inizio inverno e il resto della pianta va coperto da uno spesso strato di pacciame misto di foglie, paglia, stallatico o simile. Già a temperature attorno a 0 °C la pianta può subire danni al fogliame e le gemme invernali resistono solo fino a -10 °C. È anche possibile espiantare il carciofo, invasarlo e mantenerlo in un luogo protetto dal gelo, con l’accortezza di non lasciarlo asciugare troppo. I carciofi non necessitano di particolari attenzioni, hanno un fabbisogno idrico moderato e richiedono una concimazione organica in primavera. Contro gli afidi possono essere d’aiuto gli estratti di aglio, trattamenti con sapone molle di potassio oppure di concime fogliare allo zinco. Per combattere le mosche minatrici si possono impiegare gli insetti antagonisti come per esempio gli icneumonidi.

Impiego

Di questo ortaggio, la parte edibile è composta dal fondo carnoso e dalla parte inferiore delle brattee interne dei capolini. I carciofi sono ricchi di sali minerali, di vitamine e di fibre. Tuttavia, per poterli gustare devono essere raccolti prima della fioritura. Si deve quindi decidere se ammirarne la bellezza o gustarne l’inconfondibile sapore. Dalle sue foglie si ottiene l’estratto di carciofo, che può favorire la digestione, da cui il noto liquore Cynar. Anche i carciofi selvatici possono essere utilizzati, raccogliendo i giovani capolini da conservare sott’olio. Delle varietà di cardo si possono invece impiegare in cucina le coste imbianchite e la nervatura centrale delle foglie.

La vendetta di Zeus

La leggenda vuole che Zeus, rifiutato da una fanciulla di nome Cynara, per vendetta l’abbia trasformata in una pianta spinosa. Da questa deriva il nome di genere Cynara; tuttavia, nell’etimologia del nome compare anche la parola greca kynàra, che significa canino, forse un’allusione alle dure punte dei capolini die carciofi selvatici, che ricordano i denti aguzzi di un cane. Il nome della specie, cardunculus, deriva invece dal latino con il significato di “piccolo cardo”, in riferimento alla forma della pianta.